Il Rischio Sismico in Italia: comprendere per mitigare
Menu Home Chi Siamo Blog Menu Home Chi Siamo Blog Contattaci Home Blog Il Rischio Sismico in Italia: comprendere per mitigare Il rischio sismico in Italia rappresenta una delle maggiori minacce naturali per il territorio italiano, data la frequenza dei terremoti e la vulnerabilità del patrimonio edilizio. Questo rischio è una funzione di tre componenti fondamentali: pericolosità sismica, vulnerabilità degli edifici ed esposizione di persone e beni. In sintesi, il rischio sismico misura il potenziale impatto di un terremoto su una determinata area. La pericolosità sismica riguarda la probabilità che si verifichi un terremoto di una certa magnitudo in un’area specifica. La vulnerabilità è legata alla predisposizione delle strutture a subire danni in caso di terremoto, mentre l’esposizione indica la quantità e il valore di persone e beni che potrebbero essere colpiti da un evento sismico. In un contesto come quello italiano, caratterizzato da una storia sismica significativa e da una distribuzione non uniforme della popolazione e delle infrastrutture, il rischio sismico varia notevolmente da una regione all’altra. Per esempio, mentre le regioni del Nord sono generalmente meno esposte, il Centro-Sud e le Isole mostrano una maggiore vulnerabilità a eventi sismici di grande intensità. Classificazione Sismica del Territorio Italiano L’Italia è suddivisa in quattro zone sismiche, definite sulla base della probabilità e dell’intensità dei terremoti. Questa classificazione è determinante per la pianificazione e la progettazione edilizia che altrimenti patirebbe danni continui a discapito della sicurezza della popolazione. Le Zone Sismiche italiane sono classificate come segue: La classificazione sismica del territorio italiano viene aggiornata periodicamente per riflettere le nuove conoscenze geologiche e sismiche, nonché i cambiamenti nella popolazione e nell’uso del suolo. Questa suddivisione è fondamentale non solo per la progettazione edilizia, ma anche per la gestione del territorio e la pianificazione urbana. Norme Tecniche per le Costruzioni 2018 (NTC 2018) Le Norme Tecniche per le Costruzioni 2018 (NTC 2018) rappresentano il riferimento normativo principale per la progettazione strutturale in Italia. Le NTC 2018 stabiliscono i criteri per la progettazione, esecuzione e collaudo delle costruzioni, con particolare attenzione alla sicurezza strutturale in caso di eventi sismici. Secondo le NTC 2018, ogni costruzione deve essere progettata tenendo conto dell’accelerazione del suolo specifica per il sito, calcolata sulla base delle coordinate geografiche indipendentemente dalla zona sismica in cui si trova il comune. Questo approccio garantisce che le costruzioni siano adeguatamente progettate per resistere alle forze sismiche specifiche dell’area. In particolare, le NTC 2018 introducono l’obbligo di verificare la resistenza delle strutture non solo alle scosse principali, ma anche a eventuali scosse di assestamento. Una delle innovazioni delle NTC 2018 è l’introduzione di criteri più stringenti per la progettazione delle strutture in calcestruzzo armato, acciaio e legno, con particolare attenzione ai dettagli costruttivi che possono migliorare la capacità delle strutture di dissipare l’energia sismica. Ad esempio, per le strutture in calcestruzzo armato, è prevista la realizzazione di giunti speciali che permettano una maggiore deformabilità senza perdita di resistenza. Come Costruire in Zona Sismica Costruire in zona sismica in Italia richiede l’adozione di tecniche specifiche per garantire la sicurezza delle strutture. Il rispetto delle NTC 2018 è essenziale per ridurre il rischio di danni e collassi in caso di terremoti. Ecco alcuni principi fondamentali da seguire: Il Ruolo del Geologo nella Progettazione Antisismica Il geologo è una figura professionale indispensabile per la prevenzione del rischio sismico. Attraverso studi di microzonazione sismica, il geologo identifica le caratteristiche geologiche locali che possono amplificare gli effetti di sito di un terremoto. Questi studi sono essenziali per la progettazione delle fondazioni e per la valutazione del rischio di fenomeni come la liquefazione dei terreni, un processo in cui un terreno saturo d’acqua perde resistenza durante un terremoto e si comporta come un liquido, con conseguenze devastanti per le strutture sovrastanti. In particolare, il geologo svolge i seguenti compiti: Il geologo collabora strettamente con ingegneri e architetti per garantire che i progetti edilizi siano conformi alle normative sismiche e che le strutture siano adeguatamente protette contro i rischi sismici. La sua consulenza è particolarmente preziosa nelle fasi iniziali del progetto, quando le decisioni prese possono avere un impatto significativo sulla sicurezza dell’edificio. Casi di Studio: Lezioni dai Terremoti Recenti Gli eventi sismici che hanno colpito l’Italia negli ultimi decenni offrono importanti lezioni su come migliorare la gestione del rischio sismico. Uno degli esempi più rilevanti è il terremoto dell’Aquila del 2009. Questo evento ha evidenziato le gravi conseguenze della non conformità alle norme sismiche, con numerosi edifici che sono crollati o hanno subito danni irreparabili a causa di difetti nella progettazione e nella costruzione. Un altro esempio significativo è il terremoto del Centro Italia del 2016, che ha colpito duramente le regioni di Lazio, Marche, Umbria e Abruzzo. Anche in questo caso, molti edifici storici e abitazioni private sono stati distrutti o gravemente danneggiati. Tuttavia, le strutture che erano state costruite o ristrutturate seguendo criteri antisismici hanno resistito meglio alle scosse, dimostrando l’efficacia delle tecniche di costruzione adeguate. Questi casi di studio evidenziano l’importanza della prevenzione e dell’adeguamento sismico degli edifici esistenti. Le ricostruzioni post-terremoto hanno spesso portato a un miglioramento delle normative e a una maggiore attenzione nella progettazione antisismica. Tuttavia, c’è ancora molto lavoro da fare per garantire che tutte le costruzioni in Italia siano sicure e conformi alle norme attuali. L’Importanza della Sensibilizzazione Pubblica La sensibilizzazione della popolazione sul rischio sismico è fondamentale per ridurre le perdite umane ed economiche in caso di terremoto. Le campagne di informazione, la formazione della popolazione e l’educazione alla sicurezza sismica sono strumenti essenziali per preparare i cittadini a gestire un evento sismico. È importante che le persone sappiano cosa fare durante e dopo un terremoto, come mettere in sicurezza la propria abitazione e come preparare un piano di emergenza familiare. Il ruolo delle istituzioni, delle scuole e delle associazioni di categoria, come l’Ordine dei Geologi e il Consiglio Nazionale dei Geologi, è fondamentale in questo contesto. Questi enti possono fornire informazioni accurate e aggiornate, promuovendo una cultura della prevenzione e della sicurezza. Perché È Fondamentale Costruire con Criteri Antisismici
Studio di un Versante in Frana
Menu Home Chi Siamo Blog Menu Home Chi Siamo Blog Contattaci Home Blog Studio di un Versante in Frana Quando una frana minaccia la stabilità di un versante, è essenziale affrontare la situazione con un approccio sistematico e scientifico. L’Italia è un paese geomorfologicamente fragile e geologicamente giovane, per cui è fisiologico che in un contesto simile nascano problemi connessi al rischio idrogeologico. La cattiva gestione urbanistica del territorio, l’abusivismo e la carenza di manutenzione sono fattori che aggravano le circostanze del rischio. Lo studio di stabilità di un versante non solo individua le cause del dissesto ma delinea anche gli interventi da attuare per la mitigazione del rischio Idrogeologico atteso. In questo articolo, esploreremo in dettaglio le fasi operative necessarie per uno studio di stabilità di un versante in frana, focalizzandoci sulle attività geologiche propedeutiche e sulle azioni da intraprendere per garantire la sicurezza. Raccolta di Dati Preliminari Il primo passo per uno studio di stabilità di un versante in frana consiste nella raccolta di dati preliminari. Questa fase è fondamentale per costruire una base di conoscenze che guiderà le fasi successive. Analisi dei Dati Storici per lo studio di un versante in frana La frana in questione potrebbe essere il risultato di un fenomeno ricorrente nel tempo e per comprenderne meglio il contesto, si analizzano i dati storici disponibili. Questi includono relazioni precedenti, carte geologiche storiche, fotografie aeree e documenti tecnici che descrivono eventi franosi passati. La storia geologica dell’area fornisce preziose indicazioni sulle cause e sulla frequenza delle frane pregresse. Reperimento della Cartografia Oltre ai dati storici, è cruciale acquisire una cartografia aggiornata del sito. Le carte geologiche, geomorfologiche, idrogeologiche e topografiche forniscono una visione chiara delle caratteristiche del terreno, delle pendenze e delle strutture geologiche presenti. Questi strumenti permettono di identificare aree critiche e di pianificare le indagini sul campo. Uno studio per un versante in frana non può prescindere dal reperimento, ai sensi di legge, delle planimetrie riferite all’Autorità di Bacino distrettuale di riferimento per l’area in studio, da cui dedurre le carte di Pericolosità e di Rischio. Altro strumento che può essere invece utilizzato anche dal privato cittadino, per poter intuire il contesto in cui sorge il proprio abitato, è il portale IdroGEO. Da questo portale è possibile individuare, in maniera intuitiva, la pericolosità, il rischio ed il tipo di monitoraggio esistente per le frane già censite. Conoscere lo stato dei luoghi del proprio abitato, consente di attuare tutte le azioni volte alla prevenzione ed alla propria salvaguardia. Individuare il rischio incombente sulla propria casa, consente di disporre del tempo necessario per contattare il proprio geologo di riferimento e prevenire eventi catastrofici. Sopralluogo e Rilevamento Geologico di Campo Dopo aver raccolto ed analizzato i dati preliminari, il passo successivo è condurre un sopralluogo sul sito. ll Geologo delinea quindi un quadro chiaro e dettagliato delle condizioni del versante. Per tali finalità, non di rado si avvale di droni e tecniche aerofotogrammetriche per inquadrare l’area nella sua complessità. Questo gli consente di osservare con dettaglio centimetrico aree molto grandi, in tempi brevi. Tali strumentazioni forniscono un dataset straordinario del sito affetto da un determinato rischio che viene osservato sotto diversi punti di vista tramite un modello tridimensionale, fedele alla realtà, in ambiente informatico. Da questi gemelli digitali del versante si ricercano segni visibili di instabilità, come lesioni nel terreno, superfici di probabile distacco, corone di frana esistenti o potenziali, blocchi in roccia prossimi al distacco, spostamenti di blocchi di roccia già conseguiti, accumuli di detriti e vegetazione inclinata. Questi indicatori sono cruciali per identificare aree particolarmente vulnerabili o movimenti franosi in atto, seppur lenti. Mappatura Geologica di Dettaglio di un versante in frana Durante il sopralluogo, si esegue una mappatura geologica dettagliata del versante. Questo processo include l’identificazione dei diversi litotipi presenti, la localizzazione delle peculiarità geologiche prima descritte e l’individuazione delle zone di alterazione del terreno. La mappatura aiuta a comprendere la geologia del sito ed a delineare le aree più critiche per instabilità. A supporto di queste fasi, come già anticipato, vi è la fotogrammetria aerea da drone che, tramite la restituzione di una Point Cloud e di modelli 3D, consente di censire in dettaglio tutti i problemi connessi al versante in studio e di raccogliere giaciture su roccia, su eventuali piani di scorrimento a vista ma in quota (e quindi non raggiungibili fisicamente). Il rilievo geomorfologico che ne deriva, si concentra inoltre sulle forme del territorio. Scarpate di frana, coni di detrito e terrazzi rappresentano la storia morfo-evolutiva del settore e determinano i parametri pregressi di instabilità. Da questa ulteriore analisi, è possibile ricostruire l’evoluzione della frana (se già esistente) e prevedere possibili futuri sviluppi. La fotogrammetria diventa a questo punto essenziale, poiché un modello tridimensionale acquisito in passato, può essere aggiornato e comparato con modelli attuali, monitorando e delineando il tipo di movimento e di rischio in atto. Questo perché la fotogrammetria, se gestita in un certo modo, consente di eseguire la stessa missione di volo del drone che, ripercorrendo la stessa rotta, acquisisce in egual modo un nuovo modello dell’area in studio. Ne deriva quindi chiara la possibilità di comparare, a parità di dettaglio, le evoluzioni ed i cambiamenti a cui il versante è stato soggetto, sia per le attività naturali che antropiche. Da qui, seguono poi le scelte degli interventi da fare, ma prima di procedere in tal senso, è fondamentale eseguire anche un piano di indagini geognostiche per acquisire i parametri tecnici dei terreni in movimento. Indagini Geotecniche e Geofisiche Una volta concluso il sopralluogo, è necessario eseguire indagini geotecniche e geofisiche per ottenere informazioni più precise sulle caratteristiche del terreno, del sottosuolo e della circolazione idrica sotterranea. Facciamo una piccola introduzione di quali sono le tipologie di indagini da utilizzare, sottolineando che la scelta ricade sempre su un piano di indagini differente di caso in caso e ponderato in funzione di quelle che sono le peculiarità del sito. Le Indagini di sito per lo studio di un versante in frana Le indagini a disposizione di un
Aerofotogrammetria da drone. Principi, metodi ed usi.
Menu Home Chi Siamo Blog Menu Home Chi Siamo Blog Contattaci Home Blog Aerofotogrammetria da drone. Principi, metodi ed usi. La fotogrammetria da drone, o aerofotogrammetria da sUAV (small Unmanned Aerial Vehicle), è una tecnica innovativa che sfrutta droni equipaggiati con fotocamere per catturare immagini aeree ad alta risoluzione. Il fine è quello di elaborare foto per creare modelli tridimensionali dettagliati e mappe georeferenziate, per gli usi tecnici più disparati. Questo processo, che combina precisione tecnologica e pianificazione accurata, si suddivide in diverse fasi principali: pianificazione della missione di volo, acquisizione delle immagini, elaborazione dei dati e produzione di modelli e mappe in 2D o 3D. A cosa serve l’Aerofotogrammetria da drone? L’aerofotogrammetria da drone incontra molti settori professionali e trova soluzioni innovative e veloci per molte domande dell’attuale mercato. Si basa sul principio di Structure from Motion per raccogliere dati geospaziali e realizzare misurazioni lineari, areali e volumetriche. Che tu debba conoscere la lunghezza di un alveo strada, l’inclinazione di un versante, la superfice di un tetto, le misure di una facciata di un bene immobile, il volume di un accumulo di materiali lapidei o di un blocco di roccia, la fotogrammetria fa al caso tuo. Ma non si limita solo a questi aspetti poiché la fotogrammetria ricostruisce modelli tridimensionali di qualsiasi oggetto/area su cui tu intenda eseguire lavori. L’aerofotogrammetria è difatti particolarmente utile in molti settori professionali. Ad esempio, nell’edilizia, consente di monitorare lo stato di avanzamento dei lavori e di pianificare interventi strutturali con maggiore precisione. Consente di individuare terreni da frazionare per delineare perimetri e confini, valutare l’andamento del terreno per capire come fondare adeguatamente una piano di fondazione su scarpate e terreni inclinati, aiuta a restituire planimetrie accurate per l’ambito architettonico di facciate di edifici. I geologi la utilizzano anche per verifiche di stabilità dei versanti e monitorare il rischio idrogeologico. Addirittura, è possibile prendere giaciture su piani di roccia a vista ma ubicati a quote troppo elevate e non raggiungibili fisicamente dall’operatore. Questa tecnologia è fondamentale nello studio di un versante in frana, dove i modelli 3D ottenuti possono identificare movimenti del terreno e potenziali punti critici. La fotogrammetria da drone trova riscontro anche nel settore agricolo in cui viene utilizzata per monitorare lo stato delle colture ed ottimizzare le risorse. Pertanto, definiti i campi applicativi in cui trova riscontro questa tecnologia, entriamo nel vivo dell’argomento ed muoviamo i primi passi descrivendo le fasi operative. Fotogrammetria da drone: Pianificazione delle Missioni di Volo La pianificazione del volo è il primo step cruciale nella fotogrammetria da drone poichè è in questa fase che facciamo delle scelte mirate al tipo di risultato che vogliamo raggiungere. L’altezza di volo, la scelta della fotocamera e l’impostazione dei parametri, determinano la qualità e la precisione dei dati che verranno trasformati in modelli di studio. Per poter garantire un certo risultato, bisogna quindi conoscere delle nozioni fondamentali e propedeutiche al successo delle acquisizioni. Diversamente, i margini di errore saranno troppo alti ed andrà rifatto tutto da capo. Introduciamo le informazioni base: – Payload e fotocamere per la fotogrammetria da drone: Con il termine “Payload” si intende il carico che può essere applicato al drone che, in conformità alle disposizioni tecniche del costruttore, possono consentire il volo sicuro dell’aeromobile. Le fotocamere si configurano all’interno di questa definizione. Ne esistono di ogni tipo in commercio ma, per risultati professionali, si predilige l’uso di fotocamere a risoluzioni di 20 MP o superiori. Garantiscono immagini dettagliate, essenziali per ottenere modelli molto accurati. La scelta di sensori di grandi dimensioni (come full-frame o APS-C) e obiettivi a bassa distorsione è un’altro aspetto importante per migliorare la qualità delle immagini, specialmente in condizioni di scarsa illuminazione; si consiglia un sensore da almeno un pollice di grandezza. Infine, il tipo di otturatore da prediligere è quello meccanico. Questo poiché consente di scattare foto con il drone durante una navigazione anche spinta, senza avere problemi di distorsione delle immagini, come rappresentato di seguito. Fatta quindi una prima introduzione sulla strumentazione fotografica da prediligere, passiamo alle nozioni tecniche che bisogna conoscere per programmare una corretta missione di volo. Introduciamo quindi i concetti di Ground Sampling Distance e Ground Common Point. – Ground Sampling Distance (GSD) Il Ground Sampling Distance (GSD) rappresenta la distanza sul terreno tra i centri di due pixel consecutivi in un’immagine. Il pixel è l’unità fondamentale della foto che determina, all’interno dell’immagine stessa, parametri precisi quali posizione e colore di detta unità. Questo spiega perché risulti necessario conoscere il rapporto della distanza tra i centri di due pixel, con l’immagine acquisita. Conoscere il GSD permette di definire la risoluzione del modello finale. Un GSD con valore più basso corrisponde a una risoluzione più alta e ad un maggiore dettaglio grafico. Detto parametro è influenzato dalla combinazione tra altezza di volo del drone e caratteristiche della fotocamera; è un valore numerico che può essere calcolato. Come? Scopriamolo insieme: Per calcolare un GSD ottimale, è essenziale considerare la risoluzione della fotocamera e l’altezza di volo: Il GSD è sostanzialmente connesso a due parametri: Noti dunque i parametri che incidono sul GSD, riportiamo di seguito la formula per il calcolo: Tutti questi parametri possono essere gestiti tramite software come Pix4D, DroneDeploy e UgCS, che consentono di pianificare voli ottimizzati in base alla GSD desiderata. Per GSD desiderata si intende la risoluzione che viene richiesta dal progetto, dalle attività attese o semplicemente dal committente. – GCP (Ground Common Points) I Ground Control Points (GCP) sono punti di riferimento con coordinate note che vengono fisicamente posizionati nell’area in studio. Servono a migliorare significativamente la precisione della georeferenziazione del modello 3D. Il principio è il seguente: si dispone il punto di controllo e si batte nel suo centro una posizione con un GPS, collocandolo in uno spazio noto. Quando si andrà ad elaborare al pc il modello, non farà altro che restituire quella posizione nota, per quello specifico punto, all’interno del software di Structure From Motion. Questo ci consentirà di georiferire correttamente il modello e rettificare eventuali distorsioni, vincolando alla disposizione
Sarno, 5 Maggio 1998: una ferita ancora aperta.
Menu Home Chi Siamo Blog Menu Home Chi Siamo Blog Contattaci Home Blog Sarno, 5 Maggio 1998: una ferita ancora aperta. Nella giornata del 5 maggio 1998, Sarno (SA) ed i comuni limitrofi furono colpiti da una serie di devastanti colate rapide di fango, che causarono una tragedia senza precedenti in Italia. Questo evento segnò profondamente la comunità locale e l’intero paese, mettendo in luce le gravi problematiche legate al rischio idrogeologico del territorio. Ma approfondiamo gli accadimenti cercando di ricostruire la storia in dettaglio, partendo dalla descrizione delle cause sino a giungere alla situazione ai giorni nostri. Il Rischio Idrogeologico a Sarno Il rischio idrogeologico è una delle principali minacce che affliggono le aree montane e collinari italiane, e Sarno è uno dei casi più emblematici. La straordinaria e distruttiva combinazione di elementi che ha portato giù i materiali piroclastici da copertura dei Monti di Sarno, ha trasformato l’accadimento in un unicum scientifico. Le condizioni geologiche del territorio, caratterizzato da materiali vulcanici poco coesi, messi in posto dalle eruzioni degli adiacenti apparati vulcanici campani, su versanti molto inclinati, rendono l’area particolarmente suscettibile a frane e colate rapide. La conoscenza ufficiale circa la pericolosità idrogeologica del territorio comunale di Sarno pregressa al 5 Maggio 1998 era contenuta “unicamente” nel Piano di Protezione Civile Comunale e negli elaborati geologici redatti per il Programma di Fabbricazione. Il piano era stato redatto senza una preventiva indagine idrogeologica, era sprovvisto di informazioni riguardanti le “colate rapide di fango” che erano sconosciute come fenomenologia idrogeologica a Sarno. Erano previsti unicamente i crolli di massi dai versanti rocciosi, fenomeni alluvionali quali scorrimento di acqua e detriti con accumulo di materiale di spessore decimetrico, fenomeni che spesso si verificavano in occasione di eventi piovosi prolungati. Il piano non era dunque corredato da una cartografia tecnica in scala dettagliata, nella quale individuare le aree abitate potenzialmente esposte a detti pericoli idrogeologici. Sarno, prima del 5 Maggio 1998, non era ritenuta area a rischio da colate rapide di fango. Nessun fenomeno di colata rapida è cartografato nell’immagine precedente a testimonianza che non si erano mai verificati fenomeni simili a quelli che si attivarono il 5 maggio 1998. Le Dinamiche della Tragedia Le colate rapide di fango che colpirono Sarno e i comuni limitrofi furono il risultato di una combinazione di fattori naturali ed antropici. Le piogge che saturarono i terreni già fragili, innescarono frane di materiali piroclastici vulcanici presenti sui versanti montuosi. Questi terreni, composti da ceneri vulcaniche, lapilli e pomici, sono noti per la loro instabilità in condizioni di saturazione. Le colate si svilupparono lungo i pendii, raggiungendo velocità elevate e trascinando con sé alberi, rocce e detriti. Le caratteristiche geologiche della zona, unite alla deforestazione ed alla costruzione di edifici in aree a rischio, contribuirono a creare lo scenario di disastro che si verificò. Evento piovoso straordinario? Non è andata così… Tra la notte del 4 e 5 maggio 1998 si verificarono degli eventi temporaleschi che vennero additati quali causa scatenante di una serie di colate di fango rapide che si riversarono sui centri abitati di Sarno, Episcopio, Quindici, Siano e Bracigliano. Le colate rapide di fango sono fenomeni catastrofici che possono avere sede in più contesti geomorfologici con fattori d’innesco quali piogge, eventi sismici, azioni antropiche (disboscamento e uso del suolo non sostenibile); sono terreni saturi che letteralmente passano da un comportamento tipico di un solido a quello di un fluido, scivolando dal versante in funzione delle pendenze. Risulta chiaro quindi che il motore primo di questi fenomeni di dissesto idrogeologico sono gli eventi temporaleschi. Molte fonti che trattano l’argomento sul web parlano spesso di eventi meteorici importanti, di evidenti e catastrofiche piogge torrenziali da cui il fenomeno di colata è scaturito. Tutto ciò non è propriamente vero. Infatti, le piogge che si sono verificate il 5 maggio 1998 non furono eccezionali al punto da essere percepite come straordinarie e pericolose. Un evento piovoso eccezionale, viene nettamente percepito dalla popolazione per la sua particolare insistenza e quantità di acqua meteorica che, visibilmente, comincia a ruscellare sulla superficie del suolo, creando talvolta disagi per viabilità e quant’altro. E non è quanto avvenne in quelle ore. Ma quindi… come è andata? Analizziamo i dati I dati a disposizione prima degli eventi del 5 maggio ’98 sono quelli relativi all’unico pluviometro funzionante in località Foce, poco ad ovest di Episcopio, località che rappresenta la parte occidentale dell’abitato di Sarno che fu direttamente interessata dai fenomeni di colata. L’istogramma schematizza le piogge del 4 e 5 maggio ’98 registrate a località Foce di Sarno. Trattasi di un evento importante ma certamente non eccezionale visto che, tra le 16:00 e le 24:00 precipitarono solo 11.8 mm di pioggia in totale. Questo conferma quindi l’assenza di segnali premonitori di fenomeni idrogeologici estremi che avrebbero spazzato via interi fabbricati (come ad esempio l’Ospedale Villa Malta). Volendo fare un paragone con un reale evento piovoso straordinario, confrontiamo le piogge di Sarno con il fenomeno meteorico del 4 novembre 2011 di Genova. Detto episodio di dissesto idrogeologico ha originato una disastrosa onda di piena e 6 vittime, dopo aver registrato la caduta al suolo di circa 450 mm di acqua in cinque ore, con una punta di 181 mm in un’ora. Ricostruiamo gli eventi Lungo il versante incombente solo sul Comune di Sarno e nelle frazioni di Episcopio e Lavorate, si sono verificate numerose colate di fango in circa 8 ore, tra le 16.15 e le 23.50 del 5 maggio 1998. Esse hanno causato 137 vittime e l’invasione di un’area di circa 159 ettari, il 40% della quale occupata da insediamenti abitativi e da infrastrutture di trasporto. Si parla quindi della messa in movimento di un volume complessivo stimato in oltre 1 milione di metri cubi. Gli inneschi si sono manifestati su versanti con inclinazioni comprese tra i 30° e 50° (con massimi fra 41° e 45°). In totale, tra le giornate del 5 e 6 Maggio ’98 hanno perso la vita 161 persone. Le Ore Del Terrore I movimenti franosi da colate che
Rischio Idrogeologico: Cause, Prevenzione e Normative.
Menu Home Chi Siamo Blog Menu Home Chi Siamo Blog Contattaci Home Blog Rischio Idrogeologico: Cause, Prevenzione e Normative Il dissesto idrogeologico è un insieme di processi naturali e/o antropici che alterano l’equilibrio geologico ed idrologico di un territorio, provocando instabilità nei suoli e nelle rocce. Il rischio idrogeologico può dunque manifestarsi attraverso fenomeni quali frane, alluvioni, erosione costiera e cedimenti, con effetti dannosi sulla sicurezza delle persone, delle infrastrutture e dell’ambiente. Dal punto di vista teorico, il dissesto idrogeologico è il risultato dell’interazione tra le caratteristiche geologiche di un territorio (come la composizione delle rocce e la struttura del suolo) e fattori esogeni (come precipitazioni intense, attività sismiche o interventi umani). Il dissesto può essere indotto o accelerato da cause antropiche come la deforestazione, l’urbanizzazione incontrollata, la costruzione di infrastrutture inadeguate e l’agricoltura intensiva, le quali destabilizzano ulteriormente il suolo. Con fenomeni come frane ed alluvioni, il rischio da dissesto idrogeologico in Italia è particolarmente elevato. La conformazione geologica del Paese, combinata con l’intensa attività umana, rende necessaria una gestione attenta e mirata. In questo articolo, esamineremo le cause del dissesto idrogeologico, le normative italiane in materia e le migliori strategie di prevenzione, con un focus sul ruolo fondamentale del geologo. Cause e Tipologie di Dissesto Idrogeologico Le cause del dissesto idrogeologico in Italia possono essere suddivise in fattori naturali ed antropici. Analizziamo insieme le varie tipologie di fenomeni che rientrano nella definizione di Dissesto Idrogeologico. Facciamo un focus sui fattori scatenanti e definiamo le cause, sia antropiche che naturali, che portano a questi eventi calamitosi. Frane e smottamenti Sono movimenti gravitativi di una massa di roccia, terreno o detriti lungo un pendio. Dal punto di vista teorico, la frana si verifica quando le forze che tendono a far scivolare il materiale lungo il pendio (forze di gravità e pressione dei pori) superano le forze trattengono il materiale in stasi (e prendono il nome di “coesione” ed “attrito interno”). Le frane si classificano in base al tipo di movimento (scorrimento, caduta, colamento, ribaltamento, espansione laterale), alla velocità, al materiale coinvolto (terreni, rocce, detriti) ed alla quantità d’acqua presente. Le cause naturali delle frane includono fenomeni quali piogge intense, terremoti, ed erosione. Le cause antropiche sono da ricondurre ad una inadeguata gestione del territorio ed una smodata urbanizzazione, alla deforestazione ed al consumo del suolo. Alluvioni Sono eventi idrogeologici a carattere distruttivo, in cui le acque di un fiume o torrente straripano, sommergendo le aree circostanti. Questo fenomeno può essere causato da forti piogge, scioglimento rapido della neve, o da entrambe le circostanze. A dette cause si somma una errata gestione del territorio con la realizzazione di opere non adeguatamente progettate per la regimazione delle acque fluviali e superficiali. Le alluvioni rappresentano un tipo di dissesto che può provocare gravi danni alle infrastrutture, all’ambiente ed alla vita umana. Si suddividono in “rapide”, che avvengono in breve tempo a causa di piogge intense, e “lente”, causate da eventi meteorologici prolungati. Le conseguenze includono danni a proprietà, contaminazione delle risorse idriche ed impatti negativi sull’agricoltura locale. Erosione Costiera È un processo naturale che riduce il litorale attraverso l’azione continua di onde, mareggiate e correnti marine. Detto fenomeno comporta il trasporto e l’allontanamento dei sedimenti sabbiosi e la demolizione delle scogliere, riducendo la linea di costa e mettendo a rischio le infrastrutture ed il patrimonio immobiliare adiacenti. Può essere causato da fenomeni naturali quali l’azione incessante delle onde battenti sulla costa, dal trasporto delle correnti marine, da fenomeni temporaleschi estremi e da variazioni del livello del mare. I fenomeni franosi, talvolta, possono essere causati da fenomeni sismici che, scuotendo il terreno, innescano la caduta di frane sia in terra che in roccia. A tal riguardo, in uno studio di mitigazione del rischio idrogeologico, non si può prescindere dall’approfondire anche il Rischio Sismico dell’area. Addirittura ci sono fenomeni franosi sismo-indotti, il cui fenomeno sismico è strettamente connesso a fenomeni vulcanici. Abbiamo scritto un articolo sul Rischio Vulcanico che puoi approfondire cliccando qui. Esempi famosi di Dissesto Idrogeologico in Italia L’Italia ha vissuto numerosi ed intensi eventi di dissesto idrogeologico, alcuni dei quali sono diventati emblematici per comprendere l’importanza della prevenzione. La Pericolosità ed Il Rischio Idrogeologico: le differenze Con il termine “Pericolosità” si intende la probabilità che un dato evento (in questo caso, un dissesto idrogeologico) accada. Con il termine “Rischio” si fa riferimento alla possibilità che un fenomeno naturale o indotto dalle attività dell’uomo possa causare effetti dannosi sulla popolazione, gli insediamenti e le infrastrutture. Il concetto di rischio, circoscrive il fenomeno di dissesto all’interno di una particolare area ed in un determinato periodo di tempo, individuando degli elementi esposti che risultano essere “vulnerabili“. Come si calcola il Rischio? Per rendere più precisa la definizione di “Rischio”, come noto agli addetti ai lavori quali i geologi, si utilizza la seguente formula matematica: R= P x V x E “R” sta per Rischio, “P” per Pericolosità, “V” per Vulnerabilità ed “E” per Elementi a rischio. Dalla moltiplicazione di questi tre fattori si determina, matematicamente, il parametro del Rischio. Se anche solo una di queste variabili risulta essere pari a zero, il rischio sarà nullo. Ti lascio qui un articolo tratto dal Consiglio Nazionale dei Geologi sull’argomento e puoi accedervi cliccando qui. Prevenzione dal Rischio Idrogeologico La prevenzione dal rischio idrogeologico richiede un approccio integrato, che comprende pianificazione territoriale, interventi strutturali ed attività di sensibilizzazione per la popolazione. Pianificazione Territoriale La pianificazione territoriale svolge un ruolo cruciale nella prevenzione. Evitare nuove costruzioni in aree a rischio e garantire un regolare uso del suolo, sono azioni fondamentali per ridurre il dissesto idrogeologico. Le normative italiane incoraggiano la creazione di piani urbanistici consapevoli del rischio idrogeologico atteso in certe aree, integrando mappe di pericolosità e vincoli costruttivi. Interventi Strutturali Gli interventi strutturali, come la costruzione di muri di contenimento, la canalizzazione delle acque e la rinaturalizzazione del territorio, sono essenziali per mitigare i rischi. Questi interventi mirano a controllare i processi naturali e ridurre il rischio di frane ed alluvioni (ad esempio, la realizzazione di bacini
Il Ruolo del Geologo.
Menu Home Chi Siamo Blog Menu Home Chi Siamo Blog Contattaci Home Blog Il Ruolo del Geologo Il geologo è un professionista chiave nella comprensione del territorio e nella gestione delle risorse naturali. Il suo lavoro spazia dallo studio delle rocce all’analisi dei rischi naturali, come il rischio idrogeologico e sismico. Questa figura professionale gioca un ruolo fondamentale nella sicurezza delle costruzioni, garantendo che ogni progetto sia basato su solide fondamenta. Questo articolo esplora in dettaglio le competenze e l’importanza del geologo nei vari contesti, con un focus particolare sul rischio idrogeologico, rischio sismico, ed alla gestione sostenibile di ambiente e territorio. La Geotecnica e la Stabilità Strutturale La geotecnica è una disciplina strettamente legata alla geologia che si concentra sull’interazione tra il terreno e le strutture costruite. Un’analisi geotecnica accurata permette di determinare la capacità portante del suolo, prevenendo cedimenti strutturali. Che si tratti di abitazioni, infrastrutture o edifici pubblici, il fine è sempre garantire la sicurezza delle persone e la stabilità dell’edificato. Grazie alle indagini geotecniche, il geologo può identificare problematiche come la presenza di argille espansive o terreni instabili. Soluzioni tecniche come l’installazione di micropali o l’uso di resine espandenti possono risolvere queste criticità, aumentando la sicurezza e la durabilità delle strutture. La geotecnica è il tema principale su cui orbita buona parte delle mansioni che spettano a questa figura tecnica che, con approcci multidisciplinari, relaziona per privati, tecnici, pubbliche amministrazioni e agenzie governative. Il Geologo nell’Ambito dell’Edilizia Nell’ambito dell’edilizia, il geologo è una figura imprescindibile. Durante la fase iniziale di ogni progetto, il geologo pianifica e supervisiona indagini fondamentali come i sondaggi geognostici e le indagini geofisiche. Questi studi forniscono dati essenziali sulla qualità del terreno, permettendo di progettare fondazioni adeguate. Inoltre, il geologo collabora con ingegneri e architetti per prevenire costi aggiuntivi derivanti da “sorprese geologiche”. Problemi come cedimenti delle fondazioni o crepe nei muri possono essere evitati grazie a una consulenza geologica preventiva. Per esempio, in un recente progetto residenziale, un’analisi accurata ha permesso di scegliere fondazioni profonde, evitando il rischio di cedimenti connessi a fenomeni di liquefazione. Gli studi di un geologo includono l’o studio’analisi imprescindibile delle caratteristiche fisiche e meccaniche dei terreni, essenziali per progettare fondazioni adeguate e prevenire problemi strutturali come il cedimento o, nei casi peggiori, il crollo delle strutture. Indagini Geotecniche e Stabilità delle Costruzioni Le indagini geotecniche rappresentano il primo passo per comprendere come il suolo interagisca con le fondazioni di un edificio. Attraverso queste analisi, si determina se il terreno è in grado di sostenere il peso delle strutture previste, evitando così il rischio di cedimenti. Il cedimento delle fondazioni è un problema molto grave che può manifestarsi con crepe nei muri, abbassamento del piano di calpestio (strade e/o marciapiedi) inclinazioni pericolose di un muro o addirittura il crollo parziale o totale dell’edificio. Prevedere e prevenire questi rischi è possibile solo grazie a una corretta analisi geotecnica, che permette di progettare fondazioni che siano stabili e sicure, anche in condizioni di carichi sia temporanei che permanenti. Esistono dei metodi per ripristinare e consolidare le fondazioni; a tal proposito abbiamo scritto un articolo che puoi approfondire cliccando qui. La Progettazione delle Fondazioni Il geologo collabora strettamente con ingegneri, strutturisti ed architetti per garantire che le fondazioni siano progettate in base alle caratteristiche specifiche del terreno. Questo processo è fondamentale per garantire la sicurezza strutturale, ma anche per prevenire costi aggiuntivi durante la costruzione che possono derivare dalla temuta sorpresa geologica. Problemi legati al terreno (presenza di argille espansive o strati di terreno instabili) possono richiedere l’adozione di soluzioni progettuali particolari, come fondazioni profonde o tecniche di miglioramento del suolo (installazione di pali, micropali o resine espandenti). In alcuni casi è possibile migliorare la stabilità di fabbricati esistenti con le tecniche prima descritte, tuttavia è fondamentale una consulenza preliminare del geologo per capire come intervenire con tempi e costi adeguati al problema occorso che varia di caso in caso. Per ulteriori approfondimenti in materia di consolidamento dei terreni post-operam su fondazioni o edifici affetti da cedimenti e lesioni, clicca qui. Il geologo può essere chiamato ad eseguire valutazioni post-evento calamitoso come un terremoto, un’eruzione o una frana, per verificare la stabilità delle fondazioni e la necessità di interventi correttivi. Il Geologo e la Sicurezza del Territorio Il suo contributo si estende anche all’analisi dei rischi ambientali mirati a garantire la sicurezza delle risorse idriche, del territorio e della popolazione. – L’Impatto Ambientale e la Sostenibilità L’interazione tra geologia e ambiente è fondamentale per la sostenibilità dei progetti. Il geologo non solo analizza i rischi sismici ed idrogeologici, ma considera anche gli aspetti dell’opera che influenzeranno l’ambiente circostante. L’analisi geologica del territorio consente di mitigare i rischi ambientali e garantire la protezione delle infrastrutture. In questo contesto, la valutazione di impatto ambientale (VIA) e la valutazione ambientale strategica (VAS) giocano un ruolo chiave. Sono strumenti utili a garantire la compatibilità dei progetti con il territorio nel rispetto delle normative ambientali. Dette procedure nascono dall’interazione multidisciplinare di più figure tecniche in cui il geologo si configura quale attore protagonista. – Normativa e Procedure: VIA e VAS sono regolate, a livello europeo, dalla Direttiva 2011/92/UE e, in Italia, dal D.Lgs. 152/2006 (Testo Unico Ambientale): stabiliscono le procedure per l’autorizzazione di opere pubbliche e private. Il geologo redige studi dettagliati che considerano la geotecnica dei terreni, il rischio idrogeologico dell’area, il rischio vulcanico ed il rischio sismico atteso in sito, rappresentando infine tutte le peculiarità dell’area in studio ed individuando matrici ed elementi esposti. Detti studi delineano le misure di mitigazione che assicurano la stabilità e la protezione dell’ambiente circoscritto al rischio individuato e/o all’impatto atteso dalla costruzione di un’opera. – Indagini Geofisiche e Bonifica dei Siti Contaminati: Il geologo interviene anche nell’ambito della bonifica dei siti contaminati. La sua expertise è essenziale per identificare e caratterizzare, principalmente, le contaminazioni del suolo e delle acque sotterranee. Collabora con ingegneri ed altri esperti per progettare ed implementare soluzioni che ripristinino la sicurezza del sito, garantendo al contempo la salute pubblica. Il geologo utilizza
La Relazione Geologica: Guida Completa per la Sicurezza delle Costruzioni
Menu Home Chi Siamo Blog Menu Home Chi Siamo Blog Contattaci Home Blog La Relazione Geologica: Guida Completa per la Sicurezza delle Costruzioni La relazione geologica è un documento tecnico fondamentale per pianificare, progettare e costruire opere edilizie e infrastrutturali in modo sicuro e sostenibile. Questo elaborato, redatto esclusivamente da un geologo abilitato, fornisce una comprensione approfondita delle caratteristiche geologiche e geotecniche di un sito, garantendo la stabilità e la durabilità delle costruzioni. Cos’è la Relazione Geologica? La relazione geologica analizza gli aspetti stratigrafici, strutturali, geomorfologici, idrogeologici e sismici di un’area. È un documento obbligatorio per tutte le opere che richiedono il deposito al Genio Civile e per progetti che coinvolgono carichi strutturali significativi. Tra le sue finalità principali: Relazione Geologica: normative di riferimento La relazione geologica deve essere redatta in conformità di una serie di normative tecniche e linee guida, tra cui: Applicazioni della Relazione Geologica La relazione geologica è un documento versatile e strategico, da utilizzate in vari contesti di progettazione, tra cui: Come si Redige una relazione geologica? La struttura generale del documento presenta uno schema di base comune che, all’occasione, subisce delle discrete variazioni. Sarà il geologo a decidere quali temi approfondire in funzione del progetto, del contesto in cui viene realizzato. Di seguito si riporta uno schema ordinario dei contenuti “minimi” di una ordinaria relazione geologica. 1. Introduzione Introduce al documento e spiega brevemente quali sono i termini di affidamento d’incarico. Individua, inoltre, una serie di dati che è possibile suddividere nel seguente elenco: 2. Contesto Geologico Descrive le peculiarità geologiche dell’area su scale differenti, tenendo conto di tutti gli aspetti geologici fondamentali per l’analisi accurata del territorio. Essenzialmente valuta i seguenti aspetti: 3. Indagini geognostiche e geofisiche Questo paragrafo contiene la descrizione accurata delle indagini scelte, dei metodi e delle analisi scaturite dai dati ottenuti. Si divide in: 4. Analisi dei Rischi Geologici 5. Modellazione Geologica Descrive il modello geologico ottenuto dalla totalità di studi eseguiti sull’area in esame; integra sia i dati bibliografici che i dati ottenuti dalle prove geognostiche e geofisiche. Viene rappresentato sia numericamente che mediante una serie di grafici e rappresentazioni tabulari. Tuttavia il documento più rappresentativo e distintivo è la sezione geologica. La Sezione Geologica viene realizzata graficamente mediante lo studio eseguito sulle strutture geologiche del sottosuolo che, lungo un asse preferenziale mostra, in sezione laterale, la disposizione dei vari strati e le strutture principali che caratterizzano il volume di terreno investigato. La sezione geologica mette in luce i rapporti tra gli orizzonti in maniera chiara e distintiva; è un elaborato di stretta competenza del geologo. La sezione geologica è il documento fondamentale per fornire al tecnico progettista, un’idea chiara e nitida del contesto in cui sta realizzando un opera civile. L’utilizzo di tecnologie avanzate oggi consente, inoltre, di realizzare modellazioni 3D e di rappresentare dunque la sezione geologica in forma di modelli CAD (e non solo), rendendo ancora più chiaro il rapporto tra le formazioni geologiche e favorendo una progettazione sempre più accurata. 6. Le Conclusioni Riportano sinteticamente tutte le informazioni geologiche, geotecniche e sismiche delineate dagli studi del sito, evidenziando i punti critici e le opportunità progettuali, seguite da raccomandazioni specifiche per la progettazione. Comprende dei suggerimenti applicativi utili per ridurre i rischi attesi. La Relazione Geologica: il vantaggio della prevenzione. I Vantaggi della Relazione Geologica? In conclusione, la relazione geologica è un documento complesso, dettagliato, multidisciplinare, che varia in funzione dell’area di intervento e dall’opera che si intende realizzare. Integra dati raccolti tramite svariate tecniche di indagine e li interpreta alla luce delle normative vigenti. Fornisce una comprensione approfondita delle condizioni del sottosuolo e dei rischi attesi, permettendo ai progettisti di sviluppare soluzioni sicure e sostenibili. La sua redazione richiede competenze in svariati ambiti scientifici e l’uso di tecnologie avanzate, assicurando, per ogni progetto (edilizio o infrastrutturale che sia), una gestione solida delle consapevolezze inerenti ai terreni su cui verrà fondato il tuo bene immobile. Una relazione geologica ben realizzata da un professionista esperto, evita “sorprese geologiche” e problemi strutturali connessi a cedimenti. Previene dunque dispendiose variazioni in corso d’opera, preservando nel tempo la bellezza e la sicurezza della tua casa. Ti serve una Relazione Geologica? Contattaci! Hai bisogno di una relazione geologica per il tuo progetto a farsi? Perfetto! Sei nel posto giusto. Se desideri maggiori informazioni sui nostri servizi e vuoi fissare un appuntamento telefonico per approfondire i dettagli del caso, contattaci oggi stesso! Manda una mail ad info@studiosanfelice.it, scrivici un messaggio whatsapp al numero che trovi nella sezione CONTATTI o compila il form che trovi qui. Domande Frequenti: 1. Chi può redigere una Relazione Geologica? Solo un geologo abilitato può redigere e asseverare questo documento. 2. Quanto tempo serve per redigere una relazione geologica? Dipende. Per lavori privati di piccola e media entità, al netto di indagini già eseguite e dati già ricevuti o analizzati, i tempi di consegna dell’elaborato cartaceo vengono stimati in 7-10 giorni lavorativi successivi alla ricezione dei certificati di laboratorio e delle prove realizzate in sito. Laddove viene però richiesto un modello geologico complesso del sottosuolo, con elaborati cartografici di un certo spessore ed informazioni molto approfondite del sottosuolo, i tempi aumentano in proporzione agli importi connessi al servizio. 3. Quando è obbligatoria la Relazione Geologica? In ambito civile, la relazione geologica va redatta solo quando c’è la necessità di installare dei carichi nuovi e permanenti su di un terreno di cui vanno verificati i parametri geotecnici. Fanno dunque seguito una serie di studi propedeutici al deposito al Genio Civile al fine di ottenere utili il nullaosta ai lavori. 4. Quali rischi copre la Relazione Geologica? Valuta rischi sismici, idrogeologici, vulcanici, di liquefazione e subsidenza, proponendo soluzioni per mitigarli. 5. Quando devo chiamare un geologo? Il Geologo è una figura tecnica da contattare in fase di prevenzione. In ambito civile, tratta problematiche connesse all’interazione tra terreno e struttura portante del fabbricato che intendi realizzare o ampliare. Ogni volta che ritieni opportuno eseguire dei lavori che comportano l’applicazione di nuovi carichi permanenti sui terreni, necessiti di dover sentire il parere del geologo